Comunicazione in Cerchio

  1. Che cos’è la Comunicazione in Cerchio?
  2. A chi è rivolta e in quali contesti funziona?
  3. Quali sono i quattro accordi e perché contano?
  4. Cos’è il co-ascolto e come si usa il talking stick?
  5. Che ruolo hanno il corpo, il teatro sociale e il teatro dell’oppresso?
  6. Chi può attivare un cerchio e cosa serve per iniziare?
  7. In cosa il cerchio aiuta nei conflitti quotidiani?
  8. Come funziona la democrazia profonda e il legame con la sociocrazia?
  9. Quali benefici ci si può aspettare per persone e gruppi?
  10. Che cos’è “Circle the World” e come si collega al metodo?


1) Che cos’è la Comunicazione in Cerchio?

La Comunicazione in Cerchio è un metodo relazionale per facilitare relazioni autentiche, trasformare conflitti e creare spazi di accoglienza. Si fonda su pratiche concrete (co-ascolto, teatro sociale, (con me) costellazioni sistemiche e coaching, maieutica, storytelling, educazione popolare) e su quattro accordi: ascolto profondo, trasformazione del giudizio, responsabilità personale e riservatezza. Nel cerchio ogni persona ha diritto di parola e di silenzio; corpo e parola sono i canali principali del cambiamento. L’obiettivo è far emergere risorse e soluzioni pratiche, restituendo potere personale a chi parla e qualità di ascolto a chi ascolta.

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2) A chi è rivolta e in quali contesti funziona?

È adatta a chi desidera migliorare le proprie relazioni e i processi di gruppo: genitori, insegnanti, operatori sanitari, educatori, aziende, comunità intenzionali, volontari e team. Funziona in ambiti educativi, sociali, organizzativi e comunitari, in presenza e online. Aiuta a uscire da dinamiche tossiche, coltivare fiducia e responsabilità reciproca, costruire team partecipativi e reti di sostegno. È un modello accessibile anche senza formazione clinica: serve solo la volontà di rispettare gli accordi e un contesto sicuro.

In pratica

  • Formati brevi (laboratori) e percorsi intensivi.
  • Gruppi scuola/famiglia/lavoro con incontri periodici.
  • Cerchi di sostegno, supervisione, progettazione condivisa.

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3) Quali sono i quattro accordi e perché contano?

Gli accordi sono la spina dorsale del metodo:
1) Ascolto profondo: presenza, niente interruzioni.
2) Trasformazione del giudizio: dal “chi ha ragione” al “cosa è vivo qui”.
3) Responsabilità personale: parlo in prima persona, curo i miei confini.
4) Riservatezza: ciò che nasce nel cerchio resta al cerchio.

Questi confini minimi creano sicurezza, riducono reattività e favoriscono l’emergere di soluzioni concrete. Senza accordi, il cerchio degrada in discussione; con gli accordi, diventa uno spazio di apprendimento e cura.

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4) Cos’è il co-ascolto e come si usa il talking stick?

Il co-ascolto è uno spazio di parola diverso dalla conversazione comune: chi parla non cerca consenso, chi ascolta non dà consigli né giudizi. Il talking stick (bastone della parola), ispirato ai popoli nativi americani, garantisce un turno alla volta e invita a parlare/ascoltare “con il cuore”. Questo semplice dispositivo rallenta il ritmo, chiarisce i confini e favorisce autenticità e profondità, trasformando il gruppo in un contesto di apprendimento reciproco.

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5) Che ruolo hanno il corpo, il teatro sociale e il teatro dell’oppresso?

Il corpo è un canale di consapevolezza e regolazione: posture, respiro e movimento aiutano a trasformare l’energia emotiva. Il teatro sociale e il teatro dell’oppresso permettono di “mettere in scena” conflitti e desideri per vedere opzioni nuove, senza bisogno di essere attori. Così si dà forma a ciò che resta bloccato nelle parole, si sperimentano alternative e si rinsalda la coesione del gruppo.

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6) Chi può attivare un cerchio e cosa serve per iniziare?

Chiunque può avviare un cerchio se rispetta gli accordi e cura il setting. Servono chiarezza d’intento, regole semplici (accordi) e un luogo (fisico o online) sicuro. Una scaletta essenziale aiuta: apertura, giro di parola, eventuale pratica (lettura, raccoglimento, esercizi), integrazione e chiusura. L’obiettivo è la qualità della presenza, non la perfezione tecnica.

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7) In cosa il cerchio aiuta nei conflitti quotidiani?

Il cerchio sposta il focus dalla colpa al bisogno: ascolto profondo e trasformazione del giudizio riducono la polarizzazione “vinco/perdi”, favorendo soluzioni “vinci/vinci”. Anche fuori dal rito formale, portare i principi del cerchio in conversazioni difficili (tempi, turni, parafrasi, non giudizio) disinnesca escalation e crea terreno per accordi concreti. Non si tratta di “vincere”, ma di comprendere e co-decidere.

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8) Come funziona la democrazia profonda e il legame con la sociocrazia?

In democrazia profonda ogni voce conta: non si vota per maggioranza, si cerca il consenso distribuendo potere e responsabilità. La sociocrazia offre strumenti pratici (cerchi di ruolo, decisioni per consenso, elezioni senza candidati) per riunioni efficaci e inclusive. Integrare questi principi della Comunicazione in Cerchio rende assemblee, supervisioni e progettazioni più partecipate e sostenibili

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9) Quali benefici ci si può aspettare per persone e gruppi?

Benefici tipici: maggiore fiducia, chiarezza relazionale, senso di appartenenza, riduzione dei conflitti improduttivi, decisioni più condivise. A livello personale emergono risorse, potere di parola e capacità di stare nelle differenze. A livello di team si rafforzano coesione, responsabilità e creatività. Il metodo è concreto: piccoli cambiamenti di comportamento che, nel tempo, generano la “cultura del prendersi cura“.

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10) Che cos’è “Circle the World” e come si collega al metodo?

Circle the World è un progetto collettivo nato dalla Comunicazione in Cerchio così come ideata da Antonio Graziano per favorire cambiamento sistemico tramite ascolto profondo. Opera in famiglie, scuole, organizzazioni e aziende, con una rete crescente e una visione internazionale. L’idea è semplice e potente: diffondere spazi di ascolto affinché le persone possano dedicare più energia alla creatività e a relazioni autentiche, portando il “modo cerchio” nella vita quotidiana.

In pratica

  • Eventi, cerchi locali e reti di facilitatori/trici.
  • Formazione e supervisione tra pari.
  • Progetti pilota in contesti educativi e organizzativi.

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