- Che cos’è la Comunicazione in Cerchio?
- A chi è rivolta e in quali contesti funziona?
- Quali sono i quattro accordi e perché contano?
- Cos’è il co-ascolto e come si usa il talking stick?
- Che ruolo hanno il corpo, il teatro sociale e il teatro dell’oppresso?
- Chi può attivare un cerchio e cosa serve per iniziare?
- In cosa il cerchio aiuta nei conflitti quotidiani?
- Come funziona la democrazia profonda e il legame con la sociocrazia?
- Quali benefici ci si può aspettare per persone e gruppi?
- Che cos’è “Circle the World” e come si collega al metodo?
1) Che cos’è la Comunicazione in Cerchio?
La Comunicazione in Cerchio è un metodo relazionale per facilitare relazioni autentiche, trasformare conflitti e creare spazi di accoglienza. Si fonda su pratiche concrete (co-ascolto, teatro sociale, (con me) costellazioni sistemiche e coaching, maieutica, storytelling, educazione popolare) e su quattro accordi: ascolto profondo, trasformazione del giudizio, responsabilità personale e riservatezza. Nel cerchio ogni persona ha diritto di parola e di silenzio; corpo e parola sono i canali principali del cambiamento. L’obiettivo è far emergere risorse e soluzioni pratiche, restituendo potere personale a chi parla e qualità di ascolto a chi ascolta.
2) A chi è rivolta e in quali contesti funziona?
È adatta a chi desidera migliorare le proprie relazioni e i processi di gruppo: genitori, insegnanti, operatori sanitari, educatori, aziende, comunità intenzionali, volontari e team. Funziona in ambiti educativi, sociali, organizzativi e comunitari, in presenza e online. Aiuta a uscire da dinamiche tossiche, coltivare fiducia e responsabilità reciproca, costruire team partecipativi e reti di sostegno. È un modello accessibile anche senza formazione clinica: serve solo la volontà di rispettare gli accordi e un contesto sicuro.
In pratica
- Formati brevi (laboratori) e percorsi intensivi.
- Gruppi scuola/famiglia/lavoro con incontri periodici.
- Cerchi di sostegno, supervisione, progettazione condivisa.
Contattami per formazione e supervisione
3) Quali sono i quattro accordi e perché contano?
Gli accordi sono la spina dorsale del metodo:
1) Ascolto profondo: presenza, niente interruzioni.
2) Trasformazione del giudizio: dal “chi ha ragione” al “cosa è vivo qui”.
3) Responsabilità personale: parlo in prima persona, curo i miei confini.
4) Riservatezza: ciò che nasce nel cerchio resta al cerchio.
Questi confini minimi creano sicurezza, riducono reattività e favoriscono l’emergere di soluzioni concrete. Senza accordi, il cerchio degrada in discussione; con gli accordi, diventa uno spazio di apprendimento e cura.
4) Cos’è il co-ascolto e come si usa il talking stick?
Il co-ascolto è uno spazio di parola diverso dalla conversazione comune: chi parla non cerca consenso, chi ascolta non dà consigli né giudizi. Il talking stick (bastone della parola), ispirato ai popoli nativi americani, garantisce un turno alla volta e invita a parlare/ascoltare “con il cuore”. Questo semplice dispositivo rallenta il ritmo, chiarisce i confini e favorisce autenticità e profondità, trasformando il gruppo in un contesto di apprendimento reciproco.
5) Che ruolo hanno il corpo, il teatro sociale e il teatro dell’oppresso?
Il corpo è un canale di consapevolezza e regolazione: posture, respiro e movimento aiutano a trasformare l’energia emotiva. Il teatro sociale e il teatro dell’oppresso permettono di “mettere in scena” conflitti e desideri per vedere opzioni nuove, senza bisogno di essere attori. Così si dà forma a ciò che resta bloccato nelle parole, si sperimentano alternative e si rinsalda la coesione del gruppo.
6) Chi può attivare un cerchio e cosa serve per iniziare?
Chiunque può avviare un cerchio se rispetta gli accordi e cura il setting. Servono chiarezza d’intento, regole semplici (accordi) e un luogo (fisico o online) sicuro. Una scaletta essenziale aiuta: apertura, giro di parola, eventuale pratica (lettura, raccoglimento, esercizi), integrazione e chiusura. L’obiettivo è la qualità della presenza, non la perfezione tecnica.
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7) In cosa il cerchio aiuta nei conflitti quotidiani?
Il cerchio sposta il focus dalla colpa al bisogno: ascolto profondo e trasformazione del giudizio riducono la polarizzazione “vinco/perdi”, favorendo soluzioni “vinci/vinci”. Anche fuori dal rito formale, portare i principi del cerchio in conversazioni difficili (tempi, turni, parafrasi, non giudizio) disinnesca escalation e crea terreno per accordi concreti. Non si tratta di “vincere”, ma di comprendere e co-decidere.
8) Come funziona la democrazia profonda e il legame con la sociocrazia?
In democrazia profonda ogni voce conta: non si vota per maggioranza, si cerca il consenso distribuendo potere e responsabilità. La sociocrazia offre strumenti pratici (cerchi di ruolo, decisioni per consenso, elezioni senza candidati) per riunioni efficaci e inclusive. Integrare questi principi della Comunicazione in Cerchio rende assemblee, supervisioni e progettazioni più partecipate e sostenibili
9) Quali benefici ci si può aspettare per persone e gruppi?
Benefici tipici: maggiore fiducia, chiarezza relazionale, senso di appartenenza, riduzione dei conflitti improduttivi, decisioni più condivise. A livello personale emergono risorse, potere di parola e capacità di stare nelle differenze. A livello di team si rafforzano coesione, responsabilità e creatività. Il metodo è concreto: piccoli cambiamenti di comportamento che, nel tempo, generano la “cultura del prendersi cura“.
10) Che cos’è “Circle the World” e come si collega al metodo?
Circle the World è un progetto collettivo nato dalla Comunicazione in Cerchio così come ideata da Antonio Graziano per favorire cambiamento sistemico tramite ascolto profondo. Opera in famiglie, scuole, organizzazioni e aziende, con una rete crescente e una visione internazionale. L’idea è semplice e potente: diffondere spazi di ascolto affinché le persone possano dedicare più energia alla creatività e a relazioni autentiche, portando il “modo cerchio” nella vita quotidiana.
In pratica
- Eventi, cerchi locali e reti di facilitatori/trici.
- Formazione e supervisione tra pari.
- Progetti pilota in contesti educativi e organizzativi.


