“Ciao! piacere di conoscerti!”
“Ciao! piacere mio…”
“Ti va un aperitivo?”
…
Continuate a vedervi.
Accadono cose, sperimentate l’intimità.
Giocate e – mentre passate tempo insieme – tra un sorriso e l’altro, tra una chiacchierata e una passeggiata,
per un attimo uno dei due inizia a percepire un senso di insicurezza, sale qualche dubbio…
come se non fosse abbastanza ciò che dice, ciò che fa.
In alcuni incontri accade e perdura.
A volte in modo molto potente e porta un certo fastidio, non lo si scorda facilmente, anzi!
“Sono io? E’ l’altro?”
“Lo stiamo facendo insieme?”
“Cosa lo ha scatenato?”
Come si forma questa bolla di sospensione che ci ingabbia?
La dichiari? La tieni per te?
Uno dei due inizia a mettere in dubbio le sue espressioni e gli scambi del dare e ricevere, di più, di meno…
“io così, lei cosà”…
Troppa emotività?
Forse. Forse no.
E se fosse lui? E se fosse lei?
Come mai tanta fragilità all’improvviso?
Siamo sbagliati? Siamo giusti?
Talvolta partono accuse.
Forse si dovrebbe cambiare, per piacere di più.
Dubbi.
“Dovresti essere diversa/o”
“Dovresti comportarti come dico io, così sì che è corretto!”
Anzichè parlare di come ci si sente, si dice all’altro dove sbaglia o si giudica come se si fosse depositari della verità.
Quali pezzi di noi stiamo vedendo e non siamo in grado di riconoscere grazie a questi meccanismi?
Non si sa bene chi abbia dato inizio al “match” sul campo dell’insicurezza e del dubbio e perchè,
ma da quel momento in poi, ciò che può accadere è che in uno dei due o in entrambi,
il riconoscimento del valore personale resti agganciato all’approvazione dell’altra persona.
Risultato?
Un bel tiro alla fune mascherato da innamoramento sconvolgente, struggente!
Che sia un incontro karmico?
“Oh quanto lo amo!”
“Oh sono pazzo di lei!”
“Se solo mi amasse come desidero!”
Un campo morfico di coppia apparentemente inestricabile.
Stiamo in realtà facendo a pugni con i nostri irrisolti personali, che siano di una vita o da più vite poco cambia.
BoOoM!!!
Quel tiro alla fune diventa una modalità speciale per restare agganciati: è “attrazione”, sicuramente.
Un’attrazione che abbaglia.
Pensavo fosse amore e invece era un calesse (Cit.)
Due persone si attraggono per osservare qualcosa insieme, oserei dire SEMPRE.
Spesso lo chiamano “amore”, e a suo modo lo è.
E’ amore: è la ricerca dell’amore per noi stessi attraverso la paura del rifiuto e del giudizio da parte dell’altro.
E’ uno dei motivi per cui si resta impigliati: il giudizio, la paura e il senso di colpa sono il carburante e il motore è il desiderio di riconoscimento.
(Potrei chiedermi: da chi veramente desidero essere riconosciuto da sempre?)
Questa relazione può diventare un vero confronto e non rimanere un paragone costante? Guardiamoci negli occhi.
Se la risposta è SI’ allora si trasforma in una meraviglia.
Imparare ad amare noi stessi e l’altro attraverso l’esperienza del rapporto e amare l’altro così com’è, ringraziandolo, anche se non dovessimo mai più rivederlo, per la grande occasione che ci ha regalato: l’incontro con una nostra fragilità e la cura attraverso il veleno che noi stessi abbiamo fornito.
Tante relazioni resistono nel tempo esclusivamente perchè si insedia l’energia della lotta e del senso di giustizia: “guardami, ascoltami, obbediscimi, decido io per te, ti cambierò…” e sono sorrette prima di tutto dall’ego.
Sono relazioni molto stancanti, sfiniscono e non si molla mai. Mai mollare per primi! Non scherziamo!
Possono trasformarsi in una vera relazione d’amore?
Certo, io credo di sì.
Potenzialmente potrebbero sempre diventarlo.
Poichè in nuce restano incontri d’anima: tutto dipende dalla capacità di ciascuno di noi di uscire dallo schema dell’identificazione e dal volere l’amore dell’altro manifestato nel modo in cui lo desideriamo noi.
Quando quella manifestazione diventa fonte di dolore e tensione continui e non dipende da noi, saper lasciar andare ciò che non è per noi, è importante, non serve vincere, ma accogliere.
Non stiamo facendo una gara.
Bello “stare”.
Bello “lasciare andare”.
Questa forse possiamo considerarla una vittoria: accorgerci della ragnatela tessuta dall’ego!
Posso continuare ad amarti anche se non condividiamo più una relazione.
E se invece desideriamo costruire, lasciar accadere l’amore e restare… si può fare. Insieme con Coraggio.
L’incontro reciproco – per quella che ad oggi dopo tanti anni è la mia esperienza personale e professionale – quello più vero e profondo, risiede nella Presenza, nella volontà e nello scambio, nel desiderio di riconoscersi ed integrarsi.
Stare, affidandosi al silenzio dell’Amore: quello che ci fa sintonizzare attraverso le frequenze del cuore.
Scartando i vecchi schemi cui l’ego si aggrappa, facendo spazio al nuovo dell’avventura dell’esplorazione del NOI.
L’incontro con l’altro/a è il dono più grande che possiamo farci,
anche quando ci si accorge che null’altro è che un fuoco fatuo ricco di informazioni.
Dietro quel bagliore, oltre quello specchio, ci siamo noi e l’incontro con la nostra anima.
… Se poi il bagliore è frutto del brillare dell’incontro di due stelle … StraWOW!!!
🙂
For you, with LOVE
SaraMaite ❤
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PS: Se vuoi divulgare questo articolo ti ringrazio!
Sei libero/a di farlo sempre e comunque, citando gentilmente l’origine,
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